A cura di Valentina Saletti

Khaing K, Dolja-Gore X, Nair BR, Byles J, Attia J.
The effect of anxiety on all-cause dementia: A longitudinal analysis from the Hunter Community Study.
J Am Geriatr Soc. 2024 Jul 24. doi: 10.1111/jgs.19078. Epub ahead of print.

In uno studio longitudinale, pubblicato su Journal of the American Geriatrics Society, è stato valutato l’impatto dell’ansia sul rischio di sviluppare demenza. Nel campione preso in considerazione, formato da 2.132 persone cognitivamente sane con un’età media di 76 anni, 64 soggetti hanno sviluppato demenza. L’ansia è stata misurata con la scala Kessler (Kessler Psychological Distress Scale, K10), utilizzata per indagare la presenza di un disagio psichico in risposta ad eventi recenti. A tal proposito sono stati considerati due costrutti: l’ansia “cronica” e quella di nuova insorgenza, che poteva presentarsi successivamente al follow-up, in base al momento di vita differente in cui si trovava il soggetto. I risultati hanno dimostrato come sia l’ansia cronica che l’ansia di nuova insorgenza fossero associate ad un aumento del rischio di demenza con maggiori probabilità di insorgenza dei sintomi cognitivi nei 10 anni successivi al riscontro dell’ansia. Inoltre si è osservato un rischio maggiore negli adulti sotto i 70 anni tendenzialmente ansiosi (indipendentemente che si trattasse di ansia cronica o attuale), rispetto alle persone di età superiore. Dallo studio è emerso anche che le persone in cui vi era stata, invece, una remissione della sintomatologia ansiosa non avevano un rischio di demenza più elevato rispetto ai soggetti che non soffrivano di ansia attuale o pregressa. Lo studio presenta alcuni limiti, tra cui ad esempio il fatto che spesso sintomi ansiosi e depressivi rischiano di essere sovrapponibili, ciò quindi potrebbe influenzare i risultati, non consentendo una netta distinzione tra i due costrutti. Tuttavia suggerisce che l’ansia possa essere sicuramente un importante fattore di rischio da prendere in considerazione per la prevenzione della demenza.

È possibile trovare l’articolo originale al seguente link:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/39044632/