Starkstein SE (2014)
Anosognosia in Alzheimer’s disease: Diagnosis, frequency, mechanism and clinical correlates.
Cortex. 61C:64-73.

L’anosognosia è un disturbo neuropsicologico che consiste nell’incapacità del paziente di riconoscere e riferire il suo stato di malattia. Egli non è consapevole dei propri deficit e manifesta la ferma convinzione di avere le stesse capacità che possedeva prima dell’insorgenza della malattia. Ad oggi, tra i clinici, non vi è consenso riguardo a quale sia la migliore strategia per valutare se il paziente sia o meno consapevole dei propri deficit. Le metodiche maggiormente utilizzate per indagare questo aspetto sono:
-La valutazione di un clinico circa la consapevolezza di malattia del paziente, valutazione che si basa su una intervista clinica semi-strutturata condotta con il paziente stesso;
-La discrepanza tra la previsione di performance e la performance del paziente ad un dato compito;
-La discrepanza tra il resoconto del caregiver (la persona che si occupa della cura, dell’assistenza e della gestione del malato) e quello del paziente riguardo al livello di autonomia con il quale quest’ultimo svolge le attività della vita quotidiana;
Data la molteplicità delle modalità di diagnosi e l’eterogeneità del campione di riferimento (che include persone con malattia di Alzheimer con diversi livelli di gravità), ad oggi non vi è accordo nello stimare in che percentuale i pazienti con malattia d’Alzheimer manifestano anche anosognosia (secondo recenti studi questa percentuale varia tra il 20% e l’80% dei casi). Tutte le ricerche sembrano comunque confermare l’ipotesi secondo la quale l’anosognosia si manifesta più frequentemente con il progredire della malattia.
Studi che hanno utilizzato diverse tecniche di neuroimmagine (risonanza magnetica o PET) hanno evidenziato che vi è una associazione tra la presenza di anosognosia e la disfunzione di alcune aree del cervello situate nelle regioni frontali e temporali. È importante che si metta a punto uno strumento efficacie per misurare la presenza di anosognosia nel paziente con malattia d’Alzheimer perché sembra che l’anosognosia sia strettamente collegata con livelli più alti di stress nel caregiver e con una conseguente peggiore qualità della relazione tra paziente e caregiver stesso. Assistere un paziente anosognosico comporta infatti maggiori difficoltà ed attenzioni: spesso questi pazienti dimostrano una minore aderenza al trattamento farmacologico e non farmacologico e, non rendendosi conto dei propri deficit, mettono più spesso in atto comportamenti pericolosi.

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