A cura di Lorenzo Pini
Gamma frequency entrainment attenuates amyloid load and modifies microglia
Iaccarino HF, Singer AC, Martorell AJ, Rudenko A, Gao F, Gillingham TZ, Mathys H, Seo J, Kritskiy O, Abdurrob F, Adaikkan C, Canter RG, Rueda R, Brown EN, Boyden ES, Tsai LH.
Nature. 2016 Dec 7;540(7632):230-235.
In un articolo uscito nel mese di Dicembre sulla prestigiosa rivista Nature, i ricercatori del Massachussets Institute of technology (Mit), guidati da Li-Huei Tsai e Edward Boyden, hanno descritto una terapia testata sul modello animale di malattia di Alzheimer a base di flash di luci stroboscopiche. Lo spunto per questa sperimentazione prende avvio dall’evidenza che le onde cerebrali gamma dei topi geneticamente mutati per malattia di Alzheimer sono più deboli rispetto alle onde di topi normali. Inoltre, tale riduzione di onde gamma si verifica prima che i topi mutati sviluppino placche amiloidi o deficit mnestici. Dal momento che questi risultati suggeriscono un disturbo di queste onde antecedente allo sviluppo di placche amiloidi, i ricercatori si sono chiesti se sia possibile prevenire la patologia ripristinando queste onde gamma. Per rispondere a questa domanda sono stati condotti una serie di esperimenti, uno dei quali consisteva nel lasciare i topi mutati (5XFAD) di 3 mesi di età in una camera oscura dove per un’ora sono stati sottoposti a lampi di luce ad una frequenza di 40hz allo scopo di generare frequenze gamma nella corteccia visiva. I risultati hanno mostrato come i livelli della proteina beta-amiloide (Aβ) in quest’area si siano ridotti del 58%. Facendolo in topi mutati di 6 mesi di età, che mostrano depositi di placche amiloide, si sono registrati cali del 65% delle placche stesse. Inoltre, applicando questa terapia in topi knockout per taupatia (TauP301S), l’applicazione settimanale di luce a 40hz ha evidenziato una riduzione dei livelli di proteina tau fosforilata. I ricercatori ipotizzano che la sincronizzazione dell’attività neurale tramite la luce a 40hz induca cambiamenti nelle microglie che vengono “incoraggiate” a fagocitare agenti patogeni pericolosi, come la proteina Aβ. Il metodo va ora provato sull’uomo, e i ricercatori hanno già richiesto l’autorizzazione alla Food and Drug Administration.
L’articolo completo è disponibile al seguente link.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27929004