A cura di Monica Almici

Prevenire la demenza è possibile? È attorno a tale quesito che ruota un articolo di tre ricercatori con base a Stoccolma, pubblicato online sulla rivista Ageing Research Reviews.
Nella loro revisione narrativa degli interventi di prevenzione delle demenze, i ricercatori hanno cercato di chiarire se questi siano efficaci e in che modo agiscano, ossia su quali meccanismi cerebrali facciano leva.  Gli interventi di prevenzione della demenza descritti in letteratura sono molteplici e hanno spesso dei target differenti; l’articolo prende in esame quelli che agiscono su tre categorie: sul corpo, sul funzionamento cognitivo, sulla salute in tutto l’arco di vita.

Gli interventi sul corpo trovano il loro razionale nelle crescenti evidenze dell’aumentato rischio di sviluppare le demenze in persone con problemi cardiaci (dall’ipertensione all’infarto), disordini metabolici (diabete, ipercolesterolemia) e sovrappeso. Prevenire e curare tali condizioni ha un effetto calmierante sulla neuroinfiammazione e sui danni vascolari, che esita in una riduzione del rischio di demenza.

Gli interventi sul funzionamento cognitivo lungo l’arco della vita vanno invece a rafforzare meccanismi cerebrali compensatori, in grado di vicariare la perdita neuronale favorendo la resilienza cerebrale.

Infine un consumo regolare di pesce, frutta e verdura, una regolare attività fisica aerobica, l’essere non fumatori e consumare dosi contenute di alcol e caffè nel corso della vita si sono dimostrate abitudini con un effetto protettivo sulla cognitività in età avanzata, riducendo, come gli interventi sul corpo, danni vascolari e neuroinfiammatori.

La possibilità di implementare interventi multilivello in specifiche fasi della vita rappresenta, sin da ora, una strategia promettente per ridurre l’incidenza della demenza a livello planetario. Una miglior comprensione dei meccanismi biologici sottostanti ai dati epidemiologici disponibili permetterà inoltre ulteriori progressi nella prevenzione della demenza.

Potete trovare ulteriori informazioni al seguente link:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32171784/