A cura di Silvia Saglia

Koch G, Casula EP, Bonnì S, Borghi I, Assogna M, Minei M, Pellicciari MC, Motta C, D’Acunto A, Porrazzini F, Maiella M, Ferrari C, Caltagirone C, Santarnecchi E, Bozzali M, Martorana A.
Precuneus magnetic stimulation for Alzheimer’s disease: a randomized, sham-controlled trial.
Brain. 2022 Oct 25:awac285. doi: 10.1093/brain/awac285. Epub ahead of print. 

I risultati di una ricerca pubblicata di recente sulla rivista Brain suggeriscono che un trattamento di stimolazione magnetica transcranica ripetitiva (rTMS) potrebbe rallentare il declino cognitivo e funzionale che caratterizzano la malattia di Alzheimer (AD).

Nello specifico, 50 pazienti con AD di grado lieve e moderato sono stati randomizzati e sottoposti a 24 settimane di stimolazione placebo o reale del precuneo, un’area cerebrale situata mesialmente nel lobulo parietale superiore che fa parte del Default Mode Network (DMN), un circuito fondamentale per le funzioni di apprendimento e memoria. Nell’AD tale regione è caratterizzata da precoce accumulo di proteina amiloide e tau, atrofia e ipometabolismo. 

L’intervento si è sviluppato in due settimane intensive, in cui la rTMS veniva applicata 5 volte a settimana, seguite da 22 settimane di mantenimento con una sola stimolazione a settimana. Al termine dell’intervento i pazienti trattati con rTMS hanno ottenuto alla Clinical Dementia Rating Scale (CDR) e altre scale cognitive e funzionali punteggi simili a quelli ottenuti alla baseline, mentre nel gruppo placebo si osservava un peggioramento. La stabilità degli outcome clinici risultava supportata dalle misure neurofisiologiche derivate dall’applicazione della TMS combinata alla registrazione con elettroencefalogramma (EEG).  Sfruttando questo indice per monitorare l’attività cerebrale durante il trattamento e l’efficacia della terapia, i ricercatori hanno osservato un incremento dell’attività delle frequenze gamma nel campione stimolato, indice di un rafforzamento del circuito cerebrale che supporta le funzioni di memoria. Nel gruppo dei pazienti trattati con placebo si osservava invece un calo dell’attività cerebrale.

Questi risultati sono promettenti e suggeriscono che la rTMS potrebbe rappresentare una nuova strategia terapeutica per contrastare la progressione dell’AD. Ulteriori ricerche saranno necessarie per confermare su larga scala questi incoraggianti risultati.

Per ulteriori approfondimenti si rimanda all’articolo originale:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36281767/