Braden BA et al. (2014)
Implementation of a baby doll therapy protocol for people with dementia (innovative practice)
Dementia (London).

Gli autori di questo studio hanno cercato di valutare l’efficacia di interventi non farmacologici in pazienti con demenza che presentano sintomi di agitazione e confusione. L’attenzione per il trattamento di questa sintomatologia comportamentale è posta attualmente sui trattamenti non farmacologici in quanto i rimedi farmacologici, finora generalmente utilizzati, molto spesso, non sono totalmente efficaci e possono provocare effetti collaterali. Nello specifico, viene presentata la “Terapia della bambola” che consiste nell’offrire alla persona anziana, che soffre di demenza moderata e/o severa, la possibilità di sentirsi utile nel prendersi cura di un “bambino” rappresentato, appunto, dalla bambola, la quale appare molto simile ad un neonato. Lo studio in questione è stato svolto in una struttura residenziale ed ha coinvolto 16 pazienti donne con diagnosi di demenza di grado da moderato a severo. Il personale della casa di cura era stato preventivamente coinvolto e formato rispetto alle modalità di presentazione e di gestione della bambola. I risultati hanno tenuto conto dell’impatto della bambola sul comportamento delle signore e delle loro reazioni alle bambole. Le partecipanti si sono sentite, significativamente, più felici, hanno aumentato i loro livelli di attività/vivacità e sono riuscite a relazionarsi con gli altri residenti e con lo staff. Questi miglioramenti si sono potuti misurare grazie all’utilizzo di un questionario, somministrato agli operatori, che indagava 6 domini di comportamento prima e dopo l’utilizzo della bambola. Qualitativamente, inoltre, l’operatore di assistenza ha percepito la gestione delle cure personali delle pazienti come più semplice. Il risultato più importante è relativo al fatto che le bambole prevengono le emozioni negative e l’agitazione e, quindi, riducono i comportamenti “pericolosi” come, ad esempio, il lanciare oggetti o l’essere aggressivi. Sarebbe opportuno che progetti di questo tipo potessero essere conosciuti e proposti alle persone che assistono (caregiver) la persona con demenza in quanto potrebbero essere facilmente gestibili anche a casa. Ovviamente, il caregiver dovrebbe essere formato all’utilizzo di questa terapia alternativa perché possa metterla in atto in maniera efficace.

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