A cura di Anna Mega
L’Ospedale Universitario di Ginevra in Svizzera, dove il Prof. Giovanni B Frisoni è direttore della Clinica della Memoria, come ogni anno ha pubblicato il proprio rapporto annuale (https://panorama.hug.ch/2020/rapport-dactivite-2020). Tra le attività citate del 2020, il report ha identificato i risultati sul microbiota intestinale e la malattia di Alzheimer come quelli più significativi dell’anno, nonostante i riflettori fossero puntati sulla pandemia di Covid-19.
Negli ultimi anni, la comunità scientifica ha considerato come il microbiota, chiamato anche flora intestinale, possa avere un ruolo nello sviluppo della malattia di Alzheimer. La conferma è giunta dai ricercatori dell’Università e gli Ospedali universitari di Ginevra, l’IRCCS Fatebenefratelli di Brescia, l’Università e l’IRCCS SDN di Napoli.
Secondo il loro recente studio infatti, pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease, alcuni batteri nel nostro tratto digerente rilasciano sostanze che possono raggiungere il cervello attraverso il sangue, generando così lo sviluppo delle placche amiloidi, all’origine dei disturbi neurodegenerativi caratteristici della malattia di Alzheimer.
Come afferma il Prof. Giovanni B Frisoni “”Avevamo già dimostrato come il microbiota intestinale nelle persone con malattia di Alzheimer avesse una ridotta diversità microbica, con una sovrarappresentazione di alcuni batteri e una forte diminuzione di altri microbi; in questo nuovo studio, volevamo vedere se l’infiammazione del sangue potesse mediare tra il microbiota e il cervello“. I risultati emersi sono chiari: il sistema sanguigno trasporta alcune proteine dai batteri al cervello, innescando la malattia. Tali risultati potrebbero in futuro avere implicazioni pratiche aprendo la strada a strategie preventive altamente innovative.
I risultati dello studio sono visionabili al seguente link: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33074224/