A cura di Roberta Baruzzi
Un recente editoriale pubblicato da Lancet Neurology si interroga sulla preparazione del sistema sanitario in Europa ad affrontare le sfide future, che emergerebbero nel momento in cui fosse disponibile una cura per la malattia d’Alzheimer (AD), in termini di risorse per lo screening, la diagnosi e il trattamento. Un report condotto dai ricercatori della RAND corporation ha infatti messo in luce che l’organizzazione di alcuni Paesi europei, una volta che dovesse essere individuata una cura per l’AD, non sarebbe adeguata ad accogliere un eventuale aumento del numero di richieste di screening e trattamento, il che escluderebbe un elevato numero di pazienti dal ricevere un’assistenza tempestiva e adeguata. Alla base del report della RAND corporation vi è un cauto ottimismo che gli sforzi condotti negli ultimi decenni dalla comunità scientifica per comprendere meglio l’AD possano condurre nei prossimi anni a individuare dei trattamenti innovativi che agiscano positivamente già sugli stadi precoci di malattia. Per questo motivo l’Europa non può farsi trovare impreparata e l’articolo di Lancet Neurology sottolinea la necessità che i sistemi sanitari mettano in atto quanto prima tutte le strategie organizzative e le risorse necessarie per affrontare l’arrivo di un eventuale cura che possa bloccare o rallentare la progressione della malattia.
L’articolo originale è disponibile al seguente link: