A cura di Federica Ribaldi
Association of Amyloid Positron Emission Tomography With Changes in Diagnosis and Patient Treatment in an Unselected Memory Clinic Cohort.
de Wilde A, van der Flier WM, Pelkmans W, Bouwman F, Verwer J, Groot C, van Buchem MM, Zwan M, Ossenkoppele R, Yaqub M, Kunneman M, Smets EMA, Barkhof F, Lammertsma AA, Stephens A van Lier E, Biessels GJ, van Berckel BN, Scheltens P.
JAMA Neurol. 2018 Sep 1;75(9):1062-1070. doi: 10.1001/jamaneurol.2018.1346.
L’accumulo di proteina amiloide cerebrale è uno dei principali processi patologici della malattia di Alzheimer (AD). Lo sviluppo di traccianti per tale proteina ne ha permesso la visualizzazione in vivo tramite la tomografia ad emissione di positroni (amy-PET). Un recente studio si è proposto di valutare l’utilità clinica dell’amy-PET in 507 soggetti provenienti da una clinica della memoria Olandese. Per ogni paziente, dei neurologi esperti sono stati chiamati a formulare una diagnosi (in termini di stadio di malattia e sospetta eziologia), con il relativo livello di confidenza diagnostica (0-100%), ed un piano terapeutico, prima e dopo l’esito dell’amy-PET.
Prima di conoscere l’esito dell’amy-PET, la sospetta eziologia per la maggior parte dei pazienti con demenza e deterioramento cognitivo lieve (MCI) era di AD mentre per i soggetti con declino cognitivo soggettivo (SCD) era spesso non-AD. L’amy-PET ha rivelato che dei 507 partecipanti, 242 erano positivi, di cui il 78% dei pazienti con demenza ed il 45% MCI con sospetta eziologia di AD. Il 25% dei partecipanti con sospetta eziologia non-AD sono risultati invece positivi all’amy-PET.
L’esito dell’amy-PET ha contribuito al cambiamento di 125 diagnosi. In particolare, il cambio di diagnosi è stato osservato più frequentemente a seguito di un risultato negativo dell’amy-PET e nei soggetti più anziani rispetto ai giovani. Nei soggetti con sospetta eziologia AD, l’esito negativo dell’amy-PET era associato con un cambiamento di diagnosi eziologica indipendentemente dallo stadio di malattia. Inoltre, a seguito dell’amy-PET si è osservato un aumento della confidenza diagnostica dal 80 all’89% sia nei soggetti positivi che negativi. Infine per 123 pazienti è stato modificato il piano terapeutico, in particolare in quelli con amy-PET positiva.
Questo studio fornisce un ponte tra la validazione dell’amy-PET in un ambiente di ricerca e l’implementazione di questo strumento diagnostico nella pratica clinica quotidiana. L’esito della PET, sia esso positivo o negativo all’amiloide, mostra associazioni sostanziali con i cambiamenti nella diagnosi e nel piano terapeutico, nei pazienti con e senza demenza, mettendo in luce l’utilità di tale metodica sia in ambito di ricerca che nella pratica clinica.
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