A cura di Monica Almici
Resilience of Alzheimer’s Disease to COVID-19.
Li J, Long X, Huang H, Tang J, Zhu C, Hu S, Wu J, Li J, Lin Z, Xiong N.
J Alzheimers Dis. 2020;77(1):67-73. 32804094. PMID: 32804094.
Guardando alla diffusione della pandemia COVID-19 appare chiaro come nei primi mesi del 2020 i soggetti maggiormente vulnerabili siano stati gli anziani, specie se presentavano in comorbilità altri disturbi.
Il presente studio di coorte retrospettivo ha analizzato i dati clinici di 19 pazienti con malattia di Alzheimer (AD) e polmonite da COVID-19, confrontati con 23 soggetti di pari età, anch’essi con polmonite da COVID-19 ma non affetti da AD, tutti ricoverati all’Ospedale Wuhan Red Cross Hospital in Cina tra gennaio e marzo 2020.
Sono stati analizzati dati demografici, clinici, di laboratorio, radiologici e la terapia somministrata.
Gli autori hanno rilevato che i pazienti con AD avevano un più alto tasso di insorgenza della malattia rispetto ai non AD; l’intervallo di tempo tra la comparsa dei sintomi e il ricovero in ospedale è stata più breve negli AD rispetto che nei controlli (2 verso 8 giorni, rispettivamente); la fatica è stata riportata con maggior frequenza nei pazienti non AD, mentre febbre, tosse e respiro corto erano presenti in egual misura nei due gruppi.
Nei primi mesi dell’anno a Wuhan l’accesso precoce alle cure sembra aver favorito nei pazienti con Alzheimer una sintomatologia più lieve, una prognosi migliore e un ricovero in ospedale meno prolungato. Per comprendere se la comorbilità con la malattia di Alzheimer abbia un effetto sull’insorgenza e sulla prognosi del COVID-19 e in che direzione tale effetto si manifesti sarà tuttavia necessario analizzare i dati di più soggetti anche in altre zone dove la pandemia si è diffusa, prendendo in considerazione anche i mesi successivi a quelli su cui si è focalizzato questo studio.
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