Morris MC et al. (2015)
MIND diet associated with reduced incidence of Alzheimer’s disease
Alzheimers Dement.  

Gli autori di questo studio hanno indagato la relazione protettiva di alcune abitudini alimentari su declino cognitivo e demenza.
Sono stati confrontati tre tipi di “diete” che potrebbero portare dei benefici a livello cognitivo: la prima messa a punto per ridurre l’ipertensione (dieta DASH), la seconda di tipo mediterraneo e la terza (detta MIND), un ibrido tra le prime due, che mette in rilievo elementi alimentari e porzioni che sono legati alla neuroprotezione e alla prevenzione della demenza. Questo regime “ibrido”, similmente alle diete con cui è messo a confronto, punta sul consumo di cibi naturali a base vegetale e sulla riduzione del consumo di cibi a base animale e di grassi saturi ma a differenza di queste, la dieta MIND indica solo di consumare bacche e verdure a foglia verde senza specificarne la quantità o dare consigli precisi come consumare tanta frutta (le altre diete dicono 3-4 porzioni al giorno), tanti latticini (2 o più porzioni giornaliere secondo la dieta DASH), tante patate (2 o più porzioni secondo la dieta mediterranea) o più di un pasto a base di pesce alla settimana (la dieta mediterranea indica 6 o più al mese). È emerso che la dieta ibrida MIND è associata ad un declino cognitivo più lento tra i partecipanti che hanno seguito in maniera più aderente questo tipo di alimentazione. Questa stima è stata effettuata raccogliendo da ciascuno dei circa 1000 soggetti partecipanti allo studio, le risposte a questionari semi-strutturati in cui veniva chiesto di indicare con quale frequenza avevano ingerito 15 alimenti durante l’anno precedente tra verdure, noci, bacche, fagioli, cereali integrali, pesce, pollame, olio di oliva, vino e carni rosse, burro, margarina, formaggio, dolci, fritti e cibo da fast food. I questionari sono stati somministrati ai partecipanti, ogni anno, dal 2004 al 2013. È importante sottolineare che per l’analisi e la valutazione, sono state considerate anche variabili non relative alla dieta come l’età, la scolarità, la partecipazione ad attività di stimolazione cognitiva, la pratica di attività fisica e le condizioni psicologiche (depressione) e fisiche (ipertensione, storia di infarto o di diabete, indice di massa corporea). I risultati ottenuti indicano che, in generale, l’aderenza alla dieta MIND può essere un fattore di protezione per la malattia di Alzheimer (AD) e che questo effetto è indipendente da altri comportamenti salutari e dalle caratteristiche cardiovascolari della persona. Per la verità, la dieta MIND potrebbe favorire un migliore funzionamento complessivo del cervello e la sua protezione e non agire specificatamente per l’AD. I risultati, non generalizzabili e da approfondire, suggeriscono che anche modeste variazioni della dieta possono aiutare a ridurre il rischio di sviluppare Alzheimer. Nello specifico, si sono rivelati importanti i seguenti accorgimenti: due porzioni di verdura al giorno, due porzioni di bacche (fragole, mirtilli, more, etc…) alla settimana e un pasto a base di pesce alla settimana. Buon appetito!

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