A cura di Cristina Festari

Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha indirizzato il proprio interesse alla comprensione del ruolo e delle funzioni dei ceppi batterici intestinali, il cosiddetto microbiota, nella fisiologia umana (crescita infantile…), nelle malattie somatiche (obesità, alcolismo, intestino irritabile e artrite reumatoide) e nelle malattie cerebrali (es., depressione, autismo, sclerosi multipla, morbo di Parkinson, morbo di Alzheimer). 

I principali ricercatori esperti in questo ambito hanno avuto modo di incontrarsi virtualmente durante la recente conferenza “The human microbiota & brain diseases”, organizzata dai prof. Giovanni Frisoni e Jacques Schrenzel, entrambi docenti presso l’università di Ginevra, e dalla dott.ssa Annamaria Cattaneo, responsabile del laboratorio di psichiatria biologica del nostro Istituto.

Abbiamo chiesto proprio alla dott.ssa Cattaneo di aiutarci a capire come interpretare i risultati dei recenti studi sul microbiota e quali potranno essere le future implicazioni.

 CF: Dott.ssa Cattaneo, ci può spiegare brevemente cos’è il microbiota e perché viene studiato con crescente interesse nell’ultimo periodo?

AC: Con il termine microbiota intendiamo la comunità microbica del tratto enterico, costituita prevalentemente da batteri, oltre a lieviti, parassiti e virus. Contiene un numero molto elevato di cellule geni, motivo per cui è stato anche soprannominato come nostro “secondo genoma”. Si è visto che i batteri che vivono nel nostro intestino svolgono un ruolo chiave in varie patologie fisiche come obesità, malattie cardiache e recentemente anche in varie patologie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer e la sclerosi multipla. Pertanto, vi è un grande interesse nel cercare di identificare quali possano essere alterazioni nel microbiota intestinale o addirittura specifici taxa batterici associati ad una patologia specifica perché questo potrebbe aprire la possibilità di agire in maniera preventiva sulla malattia andando a manipolare proprio quella “porzione” di microbiota alterata” e che potrebbe causare l’insorgenza della malattia.

 CF: Gli eventi ambientali possono influenzare la composizione batterica della flora intestinale? Se si, quali sono le implicazioni?

AC: Diversi sono gli eventi che possono influenzare la composizione batterica e dobbiamo distinguere quelli acuti come un’infezione da quelli che incidono in modo più subdolo e più lento determinando uno stato di disbiosi cronica. Tra questi ultimi troviamo ad esempio stress, alimentazioni scorrette, e stili di vita sbagliati (non fare attività fisica, fumo, l’abuso di alcool, ecc.) protratti nel tempo.

 CF: Recentemente Lei e il suo gruppo di lavoro avete dimostrato una associazione del microbiota intestinale e dell’infiammazione sistemica con l’amiloidosi cerebrale, principale responsabile della malattia di Alzheimer. Quali potrebbero essere le implicazioni di questa scoperta (NDR: Marizzoni at al., J Alzheimers Dis. 2020)?

AC: Noi ed altri gruppi di ricerca abbiamo osservato la presenza di uno stato infiammatorio alterato in pazienti con malattia di Alzheimer e abbiamo dimostrato che il microbiota intestinale contribuisce all’instaurarsi di tale stato. Avere uno stato infiammatorio aumentato nell’intestino significa che alcune molecole e metaboliti batterici dall’intestino (anche componenti batteriche) possono passare in circolo e raggiungere il cervello, dove possono contribuire allo sviluppo della malattia. Questo apre la strada a percorsi di prevenzione, dove trattamenti specifici con effetto protettivo per il microbiota potrebbero essere efficaci in una fase molto precoce della malattia

 CF: Si può manipolare la flora intestinale negli esseri umani? Se si, con quali obiettivi?

AC: Assolutamente sì e vi sono diverse finestre di opportunità per manipolare la composizione del microbiota intestinale, tutte con un’unica finalità: migliorare il benessere dell’intestino e promuovere la crescita di batteri “buoni” o con “proprietà anti-infiammatorie”. Tra le diverse opzioni sicuramente la dieta, assunzione di probiotici, fino a menzionare l’alternativa terapeutica più complessa come il trapianto fecale, che è ad oggi usato per il trattamento delle malattie infiammatorie intestinali (inflammatory bowel disease, IBD).

 CF: Qual è stato il “take home message” della 4° conferenza “The human microbiota & brain diseases”?

AC: Credo che espresso in due parole possa essere: “microbiota intestinale come nuovo bersaglio terapeutico”. Il microbiota intestinale si è visto da numerosi studi essere coinvolto nella patogenesi di diverse malattie, anche del Sistema Nervoso centrale; ora bisogna implementare lo sviluppo di strategie che abbiano come bersaglio il microbiota al fine di modificarne la sua composizione.

Se volete approfondire ulteriormente la tematica vi suggeriamo di ascoltare l’interessante intervista alla dott.ssa Cattaneo rilasciata per il programma “Medicina 33” di RAI 2, visionabile qui (dal minuto 01:12) http://www.tg2.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-9348fa7a-22d4-43c7-ac9c-d93b9867fa9c-tg2.html#p=0