A cura di Cristina Festari
Quanto influisce il nostro modo di approcciarci alla vita, la nostra disposizione d’animo sulle nostre funzioni cognitive? La prof. Chételat e il suo gruppo hanno indagato scientificamente quale sia l’impatto del pensiero negativo ripetitivo (RNT), ossia il rimuginare continuamente sul passato e il preoccuparsi eccessivamente per il futuro, sul nostro cervello e la sua relazione con i marcatori della malattia di Alzheimer.
A tal fine, 292 adulti hanno compilato dei questionari specifici e si sono prestati a valutazioni cognitive periodiche per quattro anni consecutivi. Inoltre, 113 persone si sono anche sottoposti a tomografia ad emissione (PET) per rilevare la presenza di depositi cerebrali di tau e amiloide, marcatori di neurodegenerazione. Dall’analisi dei dati è emerso che l’RNT è associato al declino della performance mnesica, dominio cognitivo colpiti all’inizio della malattia di Alzheimer (AD), ma anche a un maggiore accumulo di tau e amiloide.
Il prossimo passo sarà di indagare se la modifica di RNT, attraverso la pratica, ad esempio, di tecniche di meditazione, di allenamento alla consapevolezza, possa ridurre il rischio di AD.
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