A cura di Michela Rampini
Repetitive negative thinking is associated with subjective cognitive decline in older adults: a cross-sectional study.
Schlosser M, Demnitz-King H, Whitfeld T, Wirth M, L.Marchant N.
BMC Psychiatry. 2020 Oct 9;20(1):500. doi: 10.1186/s12888-020-02884-7.
Data l’assenza di interventi efficaci per la cura della demenza, negli ultimi anni stanno assumendo sempre più importanza interventi di prevenzione della malattia mirati all’identificazione e al trattamento dei fattori di rischio. Insieme agli ormai consolidati fattori di rischio cardiovascolari (ipertensione, obesità, inattività fisica) stanno emergendo come promettente target di intervento anche fattori di rischio psicologici (depressione e ansia). Un aspetto frequentemente legato a questi ultimi è il pensiero ripetitivo negativo (RNT) ovvero il rimuginare sul passato e il preoccuparsi eccessivamente per il futuro. Il RNT ha un carattere intrusivo, ripetitivo e difficile da disinnescare e potrebbe contribuire alla manifestazione del disturbo soggettivo di memoria (SCD), una condizione in cui la persona lamenta un peggioramento cognitivo a fronte di prestazioni normali ai test neuropsicologici. L’SCD è stato associato ad un rischio aumentato di svilippare demenza. Lo scopo del presente studio era quello di indagare se vi fosse una correlazione tra SCD e RNT. Sono state coinvolte 491 persone con età compresa tra i 60 e gli 86 anni a cui è stato chiesto di compilare un questionario online volto a misurare SCD e RNT insieme a tratti di personalità, scopi di vita, preoccupazione, rimuginio e l’abitudine a praticare meditazione. Il 24,2% del campione ha riportato preoccupazioni riguardo alla propria memoria; la variabile psicologica significativamente associata alla percezione di un peggioramento cognitivo e ad una più alta probabilità di sviluppare problematiche di memoria era proprio RNT, mentre non vi erano evidenze di correlazione con altri tratti di personalità. Lo studio ha inoltre rivelato che tra i partecipanti vi era una alta prevalenza di persone che regolarmente praticavano esercizi di meditazione (8,8%). Quest’ultimi tendevano a riportare meno preoccupazioni riguardo alle funzioni cognitive auto-percepite e alla memoria rispetto a coloro che non erano soliti impegnarsi in queste attività.
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