A cura di Ilaria Passeggia

“World Alzheimer Report 2019: Attitudes to dementia”. London: Alzheimer’s Disease International. September 2019.

A settembre 2019 la Federazione Internazionale delle Associazioni Alzheimer (ADI, Alzheimer’s Disease International), ha pubblicato il nuovo Rapporto Mondiale Alzheimer 2019, intitolato Gli atteggiamenti verso la demenza, sui risultati di una vasta indagine inerente le convinzioni e i comportamenti diffusi sulla demenza. L’intervista ha coinvolto pazienti, caregiver (coloro che se ne prendono cura), operatori sanitari e la comunità in generale, per un totale di circa 70.000 persone in 155 paesi in tutto il mondo. Di seguito alcuni dei principali dati pubblicati nel report.

Il 78% delle persone intervistate ha dichiarato di essere preoccupata rispetto alla possibilità di sviluppare demenza e 1 su 4 pensa che non si possa fare nulla per prevenirla. Nonostante tale preoccupazione, l’82% degli intervistati si dichiara disposto a sottoporsi ad un test genetico per ricevere maggiori informazioni sul proprio rischio di malattia.

Un dato allarmante è che 2 intervistati su 3 considerano la demenza una fase del normale invecchiamento. È vero che più l’età aumenta, più è alto il rischio di ammalarsi, ma non tutte le persone che invecchiano sviluppano la malattia.

Oltre il 75% dei caregiver si dichiara stressato rispetto ai compiti di cura da affrontare e il 50% ammette quanto la propria salute ne stia risentendo. Ciò indica una ridotta disponibilità di servizi a loro dedicati; come afferma Paola Barbarino, amministratore delegato di ADI, il supporto per i caregiver dovrebbe invece diventare un cardine dei piani di salute nazionali.

Oltre l’85% dei pazienti ha la percezione che la propria opinione non venga presa sul serio dagli altri. Inoltre, sembra parecchio frequente la tendenza a tenere nascosto il fatto che una persona sia affetta da demenza, tendenza più marcata in paesi come la Russia (66,7%), ma presente anche in America e nel resto d’Europa (25%). L’occultamento e la segretezza rappresentano esempi lampanti dello stigma, tuttora molto diffuso, che vi è attorno alla patologia.

I dati raccolti suggeriscono l’importanza di agire da subito per aiutare a diffondere una maggiore consapevolezza sulla demenza, a sfatare alcuni miti persistenti e a sradicare lo stigma ad essa connesso. Riportando le parole di Paola Barbarino, “auspichiamo che i risultati ottenuti da questa ricerca possano dare il via a una riforma e a un cambiamento globale positivo”.

Potete trovare maggiori informazioni a questo link: https://www.alz.co.uk/research/world-report-2019