A cura di Monica Almici
McDade E, Llibre-Guerra JJ, Holtzman DM, Morris JC, Bateman RJ. The informed road map to prevention of Alzheimer Disease: A call to arms. Mol Neurodegener. 2021 Jul 21;16(1):49.
Il dibattito sull’efficacia degli interventi preventivi nelle demenze è quanto mai acceso, e vie più o meno ortodosse sono state battute al fine di trovare il gold standard della prevenzione. Il presente lavoro ha analizzato i principali studi pubblicati nell’ultimo anno, che analizzavano l’impatto degli stili di vita (dieta, esercizio fisico o più abitudine combinate) e delle sperimentazioni farmacologiche (monoterapie principalmente dirette ad Aβ) sul rallentamento o sulla prevenzione dei sintomi della malattia di Alzheimer (AD).
Nonostante i limiti metodologici degli studi esaminati, l’efficacia dei trattamenti considerati è tale da giustificare gli enormi sforzi della comunità scientifica. Gli autori invitano inoltre a i ricercatore a sviluppare 4 linee di ricerca:
- Validare i target degli interventi, per esempio chiarendo i fattori necessari o sufficienti per lo sviluppo dell’AD (ad es. APOE, TREM2, mutazioni in PSEN1, PSEN2, APP). Sarà necessario progettare multiterapie o terapie combinate: si potrebbero toccare diversi punti del percorso che porta ai depositi di Aβ-42 aggregato, per esempio combinando un anticorpo monoclonale diretto verso Aβ-42 con un inibitore della β-secretasi; oppure mirare più vie patogene, combinando terapie anti-amiloide e anti-tau. Le terapie per l’AD saranno ottimali se avviate nella fase asintomatica e, quando la cascata patologica è avviata, una terapia combinata sarà più efficace delle monoterapie.
- Studiare modelli animali ed in vitro di malattia che abbiano maggiore validità ed affidabilità, che permettano per esempio interventi controllati sullo stile di vita nei modelli animali a rischio di sviluppare la demenza.
- Sviluppare biomarcatori in grado di predire e misurare i cambiamenti biologici e clinici, che prendano in considerazione anche le molteplici patologie concomitanti e il loro peso su neurodegenerazione e declino cognitivo.
- Migliorare la selezione dei soggetti idonei per i diversi trial e il timing degli interventi, tramite per esempio l’impiego di biomarcatori “prêt-à-porter”.
Il coinvolgimento di scienziati che lavorano a diversi livelli verso il comune obiettivo della prevenzione delle demenze fa ben sperare che il traguardo sia alla nostra portata.
Potete trovare ulteriori informazioni al seguente link: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34289882/