A cura di Elena Rolandi

Relationships between flortaucipir PET tau binding and amyloid burden, clinical diagnosis, age and cognition.
Pontecorvo MJ, Devous MD Sr, Navitsky M, Lu M, Salloway S, Schaerf FW, Jennings D, Arora AK, McGeehan A, Lim NC, Xiong H, Joshi AD, Siderowf A, Mintun MA; 18F-AV-1451-A05 investigators.
Brain. 2017 Jan 11. pii: aww334. doi: 10.1093/brain/aww334. [Epub ahead of print]

La diagnosi post-mortem della malattia di Alzheimer viene effettuata se sono contemporaneamente presenti placche di amiloide e grovigli neurofibrillari, contenenti la proteina tau. Tuttavia la comprensione di come le proteine beta-amiloide e tau interagiscano nell’eziopatogenesi della malattia di Alzheimer è tuttora incompleta, ma necessaria per delineare il decorso della malattia e sviluppare terapie efficaci.

Recentemente sono stati sviluppati radiotraccianti per la PET che permettono di visualizzare in vivo la presenza di beta-amiloide e tau e che quindi potrebbero favorire importanti avanzamenti in questo senso.
Nel presente studio la presenza e la distribuzione della proteina tau è stata valutata tramite flortaucipir-PET in 217 soggetti: 16 controlli giovani (età tra i 20 e 40 anni), 58 controlli anziani (età maggiore di 50 anni), 95 pazienti con deficit cognitivo lieve (MCI) e 48 con diagnosi clinica di malattia di Alzheimer. I livelli di tau cerebrale, misurati tramite standard uptake value ratio riferito al cervelletto, sono stati messi in relazione alla positività al florbertapir-PET per amiloide, all’età, alla diagnosi clinica ed alle funzioni cognitive.
Tra i pazienti positivi alla PET per l’amiloide si osservava un congruente aumento dei livelli di tau nella corteccia con l’avanzare dello stadio clinico (Alzheimer > MCI > controlli), principalmente a carico dei lobi temporali inferiori e laterali. Inoltre, ad aumentati livelli di tau, corrispondeva una minore efficienza cognitiva. Al contrario, nei soggetti negativi all’amiloide, non si evidenziava un incremento dei livelli di tau in funzione del gruppo diagnostico, ed è stato esclusivamente rilevato un incremento dei livelli di tau nelle regioni temporali mesiali nei controlli in funzione dell’età (anziani > giovani). Tali risultati suggeriscono che, nella malattia di Alzheimer, l’espansione di tau in regioni diverse dai lobi temporali mesiali potrebbe essere associato all’accumulo di beta-amiloide.

Potete trovare l’articolo originale al seguente link.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28077397