A cura di Cristina Festari

Da alcuni anni, una parte della comunità scientifica sta investendo energie nell’analisi dei cambiamenti retinici associati alla malattia di Alzheimer (AD).
Poiché la retina è considerata parte del Sistema Nervoso Centrale, con cui condivide caratteristiche strutturali e funzionali, alcuni ricercatori inglesi hanno ipotizzato che specifici cambiamenti nella parte periferica della retina possano essere considerati potenziali biomarcatori di AD. Più dettagliatamente, analizzando con uno strumento di imaging retinico gli occhi di 56 pazienti AD e di 48 soggetti sani (HC), hanno osservato sia una maggiore prevalenza di formazioni ialiniche o lipidiche, dette drusen, nei malati di AD (25.4% vs 4.2% nei controlli) che specifici cambiamenti nella vascolarità retinica (nei pazienti AD i vasi sanguigni appaiono più larghi vicino al nervo ottico, ma tendono ad assottigliarsi velocemente verso la periferia retinica).
Purtroppo alcune limitazioni metodologiche riducono l’impatto delle conclusioni di questo lavoro. Sebbene siano stati genotipizzati per APOE, noto fattore di rischio non causale di malattia, i pazienti hanno una diagnosi clinica basata sui criteri diagnostici del 1984, i quali non prevedevano la validazione diagnostica con marcatori fisiopatologici di AD. Inoltre, solo 9 pazienti e 14 HC si sono sottoposti alla visita di controllo, per cui le conclusioni relative alla vascolarità retinica sono solo qualitative. Infine, l’analisi retinica descritta, seppur interessante, ha dimostrato una sensibilità solo del 25% per AD, pertanto non sufficiente.
Concludendo, è ancora precoce utilizzare l’analisi retinica per diagnosticare l’AD e/o monitorarne l’evoluzioni. Ulteriori studi si rendono pertanto necessari.

Potete trovare l’articolo scientifico originale al seguente link:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29621759