A cura di Anna Mega
È oramai noto come coloro che si prendono cura di persone affette da demenza (caregiver) siano soggetti ad un enorme carico sia fisico che emotivo (burden) e possano provare sentimenti di solitudine. Uno studio pubblicato su American Journal of Alzheimer’s Disease & Other Dementias ha indagato tali aspetti in 40 caregiver di persone con malattia di Alzheimer di grado moderato e grave, considerando sia specifiche caratteristiche dei caregiver (es. età, sesso, istruzione, circostanze di vita) che dei pazienti (es. gravità di malattia, sintomi neuropsichiatrici). Ai partecipanti sono stati così somministrati questionari indaganti la percezione soggettiva di burden e di solitudine e raccolti i dati socio-demografici. Dai risultati è emerso come la solitudine sia significativamente correlata al sesso, all’età e alle circostanze di vita del caregiver (maggiore percezione di solitudine nei maschi di età più avanzata conviventi con il malato); il burden è risultato significativamente correlato solo al grado di educazione del caregiver (maggiore burden nei caregivers con maggiore scolarità). A livello globale, la percezione di burden e di solitudine dei caregivers è risultata essere perlopiù modulata da caratteristiche personali del caregiver piuttosto che dalla condizione del malato. Dal momento che prolungati sentimenti di solitudine e di burden possono comportare malattie secondarie, sarebbe utile che le politiche sanitarie rivolgessero l’attenzione non solo al malato, ma alla diade malato-paziente.
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