A cura di Elena Rolandi
Strategic roadmap for an early diagnosis of Alzheimer’s disease based on biomarkers.
Frisoni GB, Boccardi M, Barkhof F, Blennow K, Cappa S, Chiotis K, Démonet JF, Garibotto V, Giannakopoulos P, Gietl A, Hansson O, Herholz K, Jack CR Jr, Nobili F, Nordberg A, Snyder HM, Ten Kate M, Varrone A, Albanese E, Becker S, Bossuyt P, Carrillo MC, Cerami C, Dubois B, Gallo V, Giacobini E, Gold G, Hurst S, Lönneborg A, Lovblad KO, Mattsson N, Molinuevo JL, Monsch AU, Mosimann U, Padovani A, Picco A, Porteri C, Ratib O, Saint-Aubert L, Scerri C, Scheltens P, Schott JM, Sonni I, Teipel S, Vineis P, Visser PJ, Yasui Y, Winblad B.
Lancet Neurol. 2017 Aug;16(8):661-676. doi: 10.1016/S1474-4422(17)30159-X. Epub 2017 Jul 11.
Nonostante l’imponente mole di evidenze accumulate negli ultimi decenni sul supporto dei biomarcatori per la diagnosi della malattia di Alzheimer (MA), e l’inserimento degli stessi tra i più recenti criteri diagnostici, di fatto il loro utilizzo clinico è tuttora limitato.
Nel presente articolo sono sintetizzate le conclusioni sulla maturità di tali biomarcatori per l’utilizzo nella pratica clinica, raggiunte da una task force composta da alcuni dei più influenti ricercatori sull’argomento, che ha preso l’avvio da un’iniziativa del Prof. Giovanni B. Frisoni a Ginevra.
A tal fine, è stata proposta l’applicazione di un metodo precedentemente utilizzato per lo sviluppo di biomarcatori in ambito oncologico che prevede 5 fasi, con i dovuti adattamenti per la MA: 1) studi preclinici esplorativi; 2) sviluppo di analisi cliniche per la patologia di Alzheimer; 3) studi retrospettivi utilizzando dati longitudinali; 4) studi prospettici di accuratezza diagnostica; 5) studi sulla riduzione del carico del disturbo, in termini di mortalità, morbilità e disabilità.
Tramite una rigorosa analisi della letteratura, è stato quindi indagato lo stato dell’arte rispetto a questo modello a 5 fasi dei principali biomarcatori di MA: atrofia medio-temporale, ipometabolismo cerebrale tramite FDG-PET, concentrazione di beta-amiloide e tau nel liquor cerebro-spinale, amiloidosi cerebrale tramite PET. Gli esperti hanno concluso che tutti i biomarcatori indagati mostrano sufficienti evidenze di validità analitica (fase 1), mentre gli studi di validità clinica (fase 2 e 3) sono tuttora incompleti. Per quanto riguarda l’utilità clinica (fase 4 e 5), attualmente non sono disponibili evidenze. Prima di procedere al raggiungimento delle fasi più avanzate secondo il modello proposto, sono necessari ulteriori studi che testino i biomarcatori in cliniche della memoria in cui i dati possano essere raccolti seguendo metodi standardizzati e la stesura di linee guida per l’utilizzo nella clinica.
Potete trovare l’articolo al seguente link.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28721928