A cura di Valentina Saletti
Ihle A, Zuber S, Gouveia ÉR, Gouveia BR, Mella N, Desrichard O, Cullati S, Oris M, Maurer J, Kliegel M.
Cognitive Reserve Mediates the Relation between Openness to Experience and Smaller Decline in Executive Functioning.
Dement Geriatr Cogn Disord. 2019;48(1-2):39-44.
Un’adeguata stimolazione a livello cognitivo, ad esempio attraverso il coinvolgimento in attività piacevoli e di svago nel tempo libero, rappresenta uno dei fattori rilevanti nel preservare il funzionamento cognitivo durante l’invecchiamento. I dati raccolti da diversi studi suggeriscono che le persone altamente disposte a mettersi in gioco in nuove esperienze si impegnano più frequentemente in occupazioni stimolanti che forniscono opportunità di apprendimento e ciò, a sua volta, è utile a migliorare le loro prestazioni cognitive. Un recente studio ha indagato la relazione tra il coinvolgimento in attività ricreative, l’apertura a nuove esperienze come tratto personalogico e il declino cognitivo in 867 volontari ultrasessantacinquenni. Questi ultimi sono stati sottoposti ad un’intervista sulle proprie caratteristiche di personalità, sul numero di attività svolte nel tempo libero e ad un test in grado di misurare le abilità esecutive che regolano i processi attentivi, di pianificazione e coordinazione del sistema cognitivo. Lo stesso test è stato somministrato anche dopo 6 anni dalla prima valutazione e le persone maggiormente coinvolte in attività di svago hanno mostrato un minor peggioramento nel funzionamento esecutivo a lungo termine. Pertanto i risultati avvalorano l’ipotesi, già dimostrata da diversi studi, secondo cui avere molti interessi nella terza età rappresenterebbe un fattore protettivo rispetto alle abilità cognitive. Inoltre, in linea con la letteratura, gli autori sottolineano che le persone con maggiore propensione a nuove esperienze mostrano un livello più alto di coinvolgimento in attività ricreative nella vecchiaia. Tale impegno comporta un miglioramento della propria riserva cognitiva che di conseguenza può tradursi in un minore declino cognitivo. Ulteriori studi andranno messi in atto per approfondire la relazione esistente tra queste variabili.
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