La percentuale annua di conversione a malattia di Alzheimer (AD) per chi soffre di un decadimento cognitivo lieve (MCI) raggiunge circa il 12% rispetto all’1-2% delle persone cognitivamente integre di pari età.
Precedenti studi hanno suggerito che la presenza di sintomi depressivi negli MCI possa essere indicativa di una sottostante patologia neurodegenerativa. Recentemente è stata studiata la possibilità di utilizzare un trattamento per la demenza conclamata, il donepezil, in
persone con MCI per determinare se la depressione predice una più elevata incidenza di progressione verso la AD in pazienti MCI e auspicando di modificare la relazione tra depressione e progressione a AD in questa popolazione, somministrando il farmaco o il placebo ad un campione di 756 persone con MCI per 48 settimane di trattamento e seguiti per tre anni per osservare la progressione di malattia.
A tutti i partecipanti allo studio è stata rilevata la presenza di sintomi depressivi utilizzando la scala Beck Depression Inventory (BDI) che ha evidenziato 208 soggetti MCI depressi e 548 non depressi.
Lo studio ha confermato che tra i soggetti depressi, la percentuale di progressione a AD era inferiore per chi aveva assunto Donepezil rispetto al placebo.
La depressione sembra predire la progressione da MCI a AD e il trattamento con donepezil si è dimostrato efficace nel ritardare la progressione a demenza ma solo tra i soggetti MCI depressi e solo per i primi due anni di osservazione.
Non esistono perciò in questo momento possibilità farmacologiche accertate per prevenire la AD.