Soto M. et al. (2015)
Living Alone with Alzheimer’s Disease and the Risk of Adverse Outcomes: Results from the Plan de Soin et d’Aide dans la maladie d’Alzheimer Study
J Am Geriatr Soc. 63:651-658.

Una conseguenza della crescita della popolazione anziana è l’aumento del numero di persone affette dalla malattia di Alzheimer, la causa più frequente di demenza. Ad oggi le persone con malattia di Alzheimer nel mondo sono 35 milioni e ci si aspetta che, nel corso dei prossimi 20 anni questo numero raddoppierà fino ad arrivare a circa 115 milioni nel 2050. Anche il numero delle persone anziane che vivono sole in casa è in aumento, soprattutto nei Paesi Occidentali dove, circa un anziano con demenza su tre vive da solo. I primi studi che si sono occupati di questo temo hanno sostenuto che i pazienti che vivono da soli manifestano un rischio più alto rispetto ai pazienti che vivono con altri di malnutrizione, di perdita di peso e di mortalità. Questi risultati non sono però stati confermati da un recente studio francese condotto su 1131 pazienti con malattia di Alzheimer lieve o moderata che ha evidenziato che, i pazienti che vivevano da soli, venivano più spesso istituzionalizzati nel corso dei due anni successivi all’inizio dello studio ma non presentavano rischi significativamente maggiori di mortalità, malnutrizione o perdita di peso. I pazienti con demenza che vivono da soli rappresentano, per medici e assistenti sanitari, coloro i quali presentano maggiori criticità dal punto di vista clinico ed etico: essi sono considerati una categoria ad alto rischio a causa della mancanza di supporto e di supervisione nel percorso di cura. Se, da un punto di vista strettamente economico, è preferibile sostenere e promuovere l’assistenzialità domiciliare piuttosto che l’istituzionalizzazione, nel futuro prossimo, si dovrebbe mirare ad una importante riorganizzazione dei servizi assistenziali dedicati all’anziano (consegna pasti a domicilio, assistenza diurna, trasporto, infermiere domestico ecc..) al fine di garantire la messa appunto di un sistema sostenibile ed efficace nell’accompagnare il più a lungo possibile l’anziano malato all’interno del suo domicilio e della sua comunità.

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